Il Roma Music Festival del patron Andrea Montemurro entra nel vivo: i prossimi due step dell’organizzazione dell’evento prevedono innanzitutto la chiusura delle iscrizioni per il prossimo 12 settembre e poi l’inizio delle selezioni nazionali che si terranno a partire dal 16 settembre a Roma presso il Teatro Golden, sotto la direzione artistica del Maestro Amedeo Minghi. Dunque, è quasi finito il conto alla rovescia in attesa della kermesse nata diciassette anni fa grazie all’impegno e alla passione del produttore Andrea Montemurro. Una lunga sequenza di edizione che hanno consentito al RMF di imporsi sulle scene nazionali come una delle poche occasioni per avere concrete possibilità di visibilità ai tantissimi musicisti emergenti del nostro Paese. “Il Roma Music Festival – spiega Montemurro – è amato e seguito sempre di più in ogni edizione perché è considerato un palcoscenico importante dove potersi esprimere liberamente senza preclusioni di genere infatti non esistono limitazioni per i generi musicali o per le formazioni. Chiunque ha la possibilità di esprimersi, di esprimere la propria musica, di esprimere le proprie contaminazioni musicali”
Nei diciassette anni di storia del Festival ci sono stati artisti che poi hanno spiccato il volo?
Tanti ragazzi che hanno partecipato al Roma Music Festival hanno trovato riscontri importanti a livello nazionale. C’è chi è anche arrivato a Sanremo, chi ha partecipato con grande riscontro ai talent e chi è entrato come presenza fissa in programmi televisivi della Rai. Non ultimi, però, i vincitori dello scorso anno. Il gruppo Tothem che quest’anno ha aperto i concerti di Zucchero.
Il vostro impegno a favore degli artisti emergenti è più che lodevole. Ma non deve essere facile mettere in moto la macchina organizzativa di un evento che attira centinaia e centinaia di artisti da tutta Italia…
Ogni anno le difficoltà sono tantissime. E ogni anno organizzare una nuova edizione è veramente difficile e dispendioso. Però credo che la passione per la musica dia a tutti noi la forza di andare avanti. In Italia, attualmente, non ci sono reali occasioni di visibilità per chi fa musica per passione e vuole provare a giocarsi le proprie carte. Non c’è un palco che ti faccia sentire un vero artista, un professionista. Così come non ci sono eventi come il nostro in occasione del quale gli occhi e i riflettori di media e professionisti del settore prendano seriamente in considerazione le esibizioni di tutti.
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